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L'arte poliedrica di Emilio Tadini è avvolgente e coinvolgente. Ciò si rivela soprattutto nell'esegesi letteraria che l'autrice propone de "La tempesta", romanzo ermetico in cui parole e immagini evocate si fondono intimamente per comporre un complesso quadro pittorico surreale, simbolista e iperrealista. L'autrice ne opera una specie di disvelamento in grado di fornire ai lettori le chiavi di lettura necessarie alla comprensione del "gioco" imposto da Tadini. Della costante alternanza fra il significato ed il suo significante, fra ciò che rende un oggetto un relitto e ciò che lo trasforma in una zattera. "La tempesta" è infatti il romanzo del confine invisibile, del limes che distingue e separa la realtà materica dalla realtà concettuale, di quello stesso confine sacro che in realtà unisce. È il romanzo del "significato", del valore relativo ed individuale che l'uomo attribuisce agli oggetti e agli eventi del suo mondo e che li trasforma in senso assoluto. È il romanzo della prossemica, che anticipa il modello di mondo "liquido" contemporaneo teorizzato da Bauman.